All’inizio del mese di marzo è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legge che attua le politiche europee denominate Industria 5.0.
Ma è ancora in attesa del decreto attuativo, anzi dei due decreti attuativi, il primo infatti dovrà essere adottato dal MIMIT entro 30 giorni dall’entrata in vigore del decreto e definirà il contenuto e modalità di trasmissione di comunicazioni e certificazioni, i criteri per la determinazione del risparmio energetico conseguito, procedure di concessione e fruizione del credito d’imposta, le modalità per assicurare il rispetto del limite di spesa (3,15 miliardi per il 2024 e altrettanti per il 2025), l’individuazione dei requisiti dei certificatori; eccezioni relative agli investimenti non agevolabili, modalità con cui assicurare che almeno 4 miliardi contribuiscano agli obiettivi in materia di cambiamenti climatici, come previsto dal Recovery Plan.
“Il Piano Transizione 5.0 è una misura cruciale per le imprese, le misure introdotte dal decreto sono nel complesso positive. Per essere operativa, la misura ha però bisogno di un decreto attuativo: ci sono alcuni punti di attenzione su cui occorre riflettere. In particolare, sono un paradosso i settori esclusi: la norma escluderebbe numerose imprese, più di mille, in comparti strategici per il Paese. Auspichiamo un confronto costruttivo con il governo per definire il perimetro delle esclusioni. Ed è urgente definire i contenuti del decreto attuativo e fornire alle imprese, in tempi compatibili con le strategie di investimento, i necessari chiarimenti sui diversi. Per le imprese ci sono 6,3 miliardi di euro, che si aggiungono ai 6,4 residui di Industria 4.0 fino al 2025 punti aperti”. Così Maurizio Marchesini, Vice Presidente di Confindustria per le Filiere e le Medie imprese, è intervenuto in Audizione presso la della Commissione Bilancio e Tesoro della Camera dei Deputati sul ddl di conversione del Pnrr, che contiene la rimodulazione dei fondi per il Piano Transizione 5.0.
È evidente che ormai qualunque ritardo è un danno potenziale per le imprese, anche se, ispirandosi direttamente allo spirito della legge, le linee guida sono chiare, se non proprio per quanto riguarda i crediti d’imposta – argomento certamente ineludibile – almeno per le politiche di conciliazione tra produzione industriale e sostenibilità che implicheranno sempre più sistemi per la misurazione dell’assorbimento energetico e per la gestione – anche attraverso simulazioni – di assetti diversi possibili in ogni impianto. Keypai è la proposta di MGA Automation – in linea con le tabelle dei beni immateriali incentivabili di Industria 4.0 e dunque anche di 5.0 – che qualunque indicazione dia il decreto attuativo, sarà incentivabile; non solo, se di certo non fornisce direttamente la certificazione ex ante o ex post, di certo è uno strumento utile per gestire e razionalizzare il consumo energetico .
In ogni caso, l’utilizzo di Keypai funziona anche come strumento per rendere incentivabili impianti industriali o macchinari che non sono ancora connessi in rete, perché ne fornisce un sistema di controllo digitale, come già previsto da Industria 4.0.
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